"Le migrazioni costituiranno un elemento fondamentale del futuro del mondo". Lo scrive Papa Francesco nella sua terza Enciclica "Fratelli Tutti"

"Le migrazioni costituiranno un elemento fondante del futuro del mondo, ma oggi esse risentono di una perdita di quel senso della responsabilità fraterna, su cui si basa ogni società civile... Nessuno dovrebbe rimanere escluso, a prescindere da dove sia nato, e tanto meno a causa dei privilegi che altri possiedono per esser nati in luoghi con maggiori opportunità. I confini e le frontiere degli Stati non possono impedire che questo si realizzi. Così come è inaccettabile che una persona abbia meno diritti per il fatto di essere donna, è altrettanto inaccettabile che il luogo di nascita o di residenza già di per sé determini minori opportunità di vita degna e di sviluppo...". Così Papa Francesco, scrive nella sua terza enciclica "Fratelli Tutti", presentata lo scorso 4 ottobre e dedicata alla fratellanza universale... Il Papa riafferma il diritto a non emigrare, cioè a essere in condizione di rimanere nella propria terra e a "tale scopo la strada è creare nei Paesi di origine la possibilità concreta di vivere e di crescere con dignità, così che si possano trovare lì le condizioni per il proprio sviluppo integrale. Ma, finché non ci sono seri progressi in questa direzione, è nostro dovere rispettare il diritto di ogni essere umano di trovare un luogo dove poter non solo soddisfare i suoi bisogni primari e quelli della sua famiglia, ma anche realizzarsi pienamente come persona. I nostri sforzi nei confronti delle persone migranti che arrivano si possono riassumere in quattro verbi: accogliere, proteggere, promuovere e integrare. Infatti, non si tratta di calare dall'alto programmi assistenziali, ma di fare insieme un cammino attraverso queste quattro azioni, per costruire città e Paesi che, pur conservando le rispettive identità culturali e religiose, siano aperti alle differenze e sappiano valorizzarle nel segno della fratellanza umana... Ciò implica alcune risposte indispensabili, soprattutto nei confronti di coloro che fuggono da gravi crisi umanitarie. Per esempio: incrementare e semplificare la concessione di visti; adottare programmi di patrocinio privato e comunitario; aprire corridoi umanitari per i rifugiati più vulnerabili; offrire un alloggio adeguato e decoroso; garantire la sicurezza personale e l'accesso ai servizi essenziali; assicurare un'adeguata assistenza consolare, il diritto ad avere sempre con sé i documenti personali di identità, un accesso imparziale alla giustizia, la possibilità di aprire conti bancari e la garanzia del necessario per la sussistenza vitale; dare loro libertà di movimento e possibilità di lavorare; proteggere i minorenni e assicurare ad essi l'accesso regolare all'educazione; prevedere programmi di custodia temporanea o di accoglienza; garantire la libertà religiosa; promuovere il loro inserimento sociale; favorire il ricongiungimento familiare e preparare le comunità locali ai processi di integrazione". Ma, al di là delle diverse azioni indispensabili -continua il Papa- gli "Stati non possono sviluppare per conto proprio soluzioni adeguate poiché le conseguenze delle scelte di ciascuno ricadono inevitabilmente sull'intera Comunità internazionale. Pertanto «le risposte potranno essere frutto solo di un lavoro comune", dando vita ad una legislazione (governance) globale per le migrazioni. In ogni modo occorre stabilire progetti a medio e lungo termine che vadano oltre la risposta di emergenza... Questo e altro è quanto si legge nella più ampia news del 9 ottobre 2020, pubblicata da integrazionemigranti.gov.it (fonte notizia).